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Le mie ispiratrici

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Parlare a sè Credo che non si debba fare troppa teoria su certe cose, soprattutto se riguardano l’esperienza personale, e la ricerca di una propria maniera per raccontarla. Ciò che a me è servito davvero sono stati gli incontri con altre scritture, capaci di invogliarmi, sedurmi, appassionarmi. Più numerose quelle delle donne, che hanno maggiore familiarità con l’intimità, non si preoccupano che la loro espressione sia giusta o sbagliata, rispetto al canone letterario. Queste sono le autrici che ho amato, e che continuo a seguire, in un ininterrotto dialogo, cominciato tanti anni fa. Proprio quando ho iniziato anch’io a praticare la scrittura, con una certa continuità, ho letto una delle cose più belle mai scritte per mettere in luce cosa significi parlare a sé (e l’autobiografia lo è, anche se può assumere forme diverse). Etty Hillesum, regalo della pittrice valtellinese Wanda Guanella Etty Hillesum Era un articolo di Saverio Vertone, pubblicato il 22 gennaio 1986, sul Corriere della...

La ‘mia’ Cenerella

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La Cenerella a Quarto Oggiaro Sapore dei cornetti ancora caldi, con cui cominiciava la giornata. Aprivo gli occhi, godendo il silenzio che precedeva lo svegliarsi delle altre. Inseguivo un’ombra, dentro l’acqua del grande specchio; mi perdevo fra le pieghe di un vestito; volavo sul soffitto a cercare la chiave di un mistero. Mi preparavo al loro risveglio, stringendo fra le dita il meraviglioso dono di quei giorni.                                                                         * Chi erano, chi siamo? Lina, di Napoli. Bruna, Luisita, Margherita, Luigia, Grazia, mia sorella e io, di Milano. In quale anno? Millenovecentosettantacinque. Quanto tempo è passato…o no?                                         ...

Il piacere

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 (Dalla seconda sezione di Una sera dolcissima , intitolata In ordine di apparizione ) Il piacere  Sul muretto dell'Aprica Il noce selvatico, che ombreggiava il terrazzino della zia, faceva delle palline verdi, dure che non maturavano mai e avvizzivano. Una volta ho provato ad assaggiarne una: mi ha riempito la bocca di un sapore aspro e amarissimo, che mi ha tolto per sempre la voglia di saperne di più. Quando c’era il vento forte, i rami più vicini picchiavano contro i vetri della porta – toc-toc –  come se fuori ci fosse qualcuno che bussava, dopo essere venuto su dal prato, aver attraversato la spianata di cemento con le sdraio ed essere salito dalla scaletta, che conduceva al terrazzino. Era la scorciatoia che prendeva la nonna al tramonto, quando dal paese giù in basso veniva a portarci il latte appena munto. La vedevamo camminare lungo l’argine senza riparo del torrente; rasentare la vasca del lavatoio, con la cannella d’acqua sempre corrente; attraversare il ponte...

Il mio piccolo mondo antico

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  Nel plastico l'asilo, l'albergo e le nostre due prime case a Sondrio Natale La facciata della nostra casa in via Cesare Battisti Con Rosetta e Bruna Con Bruna all'Aprica Col fiocco Sondrio dal liceo Tetti sotto il liceo

I miei cari

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Mamma e papà Ho già scritto dei miei cari nei miei libri, ma quante emozioni, quante immagini si sono risvegliate nel scegliere alcune fotografie che rappresentino, il meglio possibile, la loro ‘sostanza’. Per mio padre, quella del periodo più drammatico e fortunato della sua esistenza, poiché riuscì a salvarsi nella ritirata dalla Russia. Papà in Russia Per mia madre, una che la ritrae nella saletta dell’Albergo Alpino, vestita di tutto punto prima del servizio di mezzogiorno. Mamma nella saletta dell'albergo Alpino Bellissima la mano destra, posata con garbo sullo schienale della sedia, mentre il viso, meravigliosamente quieto, disteso, non reca traccia di come tenere un esercizio così impegnativo abbia segnato la sua vita e quella delle figlie. Io e Bruna Per mia sorella, una foto assieme, sulla sponda del lago di Poschiavo, dove riesco a percepire la nostra somiglianza, nell’espressione del volto, nella posa del corpo, ciò che ci unisce, in maniera profonda, nonostante i temper...

Lettere a Rivolta

Mie lettere a Rivolta femminile e a Marta Lonzi (trovate, nel 2021, depositate dentro il sito Arts & Culture, della Galleria Nazionale di Roma, catalogate come Oggetto 5-6 Marta Lonzi)     1) Lettera a Rivolta Femminile (del 20/12/1985)                                                                                                                               “Care amiche di Rivolta, non vi conosco personalmente, ed è per questo che vi interpello così. Da anni i vostri libri mi accompagnano: hanno un posto ‘speciale’, e allo stesso tempo accessibile, nella mia libreria. Avevo scritto a Carla L. e lei mi aveva risposto. Per vari motivi non ci siamo mai i...

Anabasi. La vacanza femminista

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(Dalla prima sezione di Una sera dolcissima , intitolata Non ho più occhi giovani )   1) Anabasi Era il loro gruppo di autocoscienza.  Il primo assieme a Rivolta Femminile e Cerchio Spezzato .  Nomi diversi per indicare una realtà che si era messa in moto, aprendo, per alcune, un cammino inesauribile.  Il mio ingresso ufficiale avvenne una sera qualsiasi, dopo tanto che frequentavo via Caccianino.  È stata l’unica adesione convinta in tanti anni di partecipazione al Movimento.  Quando Liliana pronunciò la frase: - Adesso, fai parte del nostro gruppo - mi sono sentita nel posto giusto, al momento giusto.  Unita a quelle donne da vincoli di affetto e di pensiero che non mi hanno più lasciato, anche se le nostre esistenze si sono separate.  Nelle sere d’estate il giardinetto accoglieva le nostre riunioni sotto la chioma di un prolifico albicocco. Dall’alto dei muretti, confinanti con altri giardini, i gatti passeggiavano o si sdraiavano, guarda...

Elia

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Fotogrammi Elia viene a prendermi col “Ciao” di suo fratello. Sento il rumore del motore. Attendo il suono del campanello. Quando apro la porta, lo trovo sull’ultimo gradino. La faccia sorridente, il piede pronto a ripartire. Aggrappata a lui, sul predellino, attraverso la città deserta. Gli studenti come me sono a casa. Gli operai e gli impiegati, che frequentano l’albergo dei miei, stanno ancora mangiando. La pausa di mezzogiorno smorza tutto. Per noi è l’inizio. Sull’argine, dopo la Piazza Vecchia, un soffio gagliardo c’investe. È l’annuncio della gola che si spalanca in fondo. La chiamano ‘Cassandre’, ma niente mi ha avvertito di quello che sarebbe successo. A destra, c’è il “Ritrovo Operaio”. A sinistra, oltre l’alveo che spumeggia, l’edificio in rovina di una distilleria. La strada prosegue dritta, finché si torce bruscamente e sale a serpentina, rasentando la fabbrica dove lavora il padre di Elia. È una zona della città che conosco pochissimo. Qualche passeggiata da piccola con ...