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Michela Gusmeroli

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Come una collana (Cleup 2023)

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 Il pezzo mancante I tuoi colleghi più simpatici erano Patrizia, Luciano e Pino. Eravate molto diversi, però c’era qualcosa che vi accomunava, una certa visione della vita che non doveva essere solo lavoro, famiglia, necessità. Una parte importante era rappresentata dalla cultura, infatti tu, Luciano e Pino eravate laureati. Patrizia, invece, pur desiderandolo non ce l’aveva fatta anche se è riuscita a diventare ‘brigadiera’, raggiungendo, alla fine, un’ottima posizione lavorativa. Tu, Patrizia e Luciano lavoravate all’Ufficio Espressi, in piazza Cordusio. Pino qualche gradino più su, all’Ufficio Ispezione, nella Direzione Compartimentale, sempre in piazza Cordusio. Nell’Ufficio Espressi, come in ogni settore della Posta, arrivavano persone da tutta Italia, anche se le regioni più rappresentate erano: Sicilia, Campania, Calabria e Puglia. I ‘nordici’, erano pochi, tu però   ti eri integrato perfettamente, e infarcisci ancora il tuo parlare con termini e cadenze prese dai dialetti merid

I Quaderni di Mangiafuoco, Diario di Vita e Scrittura

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 Nel 1997 (a quarantasette anni), quando sono venuta via da Milano per trasferirmi a Treviso, ho iniziato a tenere un resoconto dei miei stati d’animo, ciò che accadeva di rilevante, per me, fuori e soprattutto dentro. Sembra facile ma non lo è. Mi ricordo, infatti, che avevo provato, anche da giovane, senza riuscirci. A Treviso invece, inaspettatamente, ho trovato la maniera. Mano mano che si accumulavano i Quaderni (comperati in un negozio che si chiama Mangiafuoco , rilegati con copertine artigianali) li ho depositati a Sondrio, in casa di mia madre e mia sorella, dentro un armadietto della libreria. L’intento era quello di salvarli/mi non so bene da cosa, da chi, ma quel gesto mi è parso indispensabile. Come adesso il fatto di riprenderli, e cominciare a ricopiarli. * Da qualche anno i Quaderni sono cambiati, non sono più quelli di Mangiafuoco, ne ho scoperto un tipo più pratico, all’Esselunga di San Do

Pablo e la mia storia (Tracce 2006)

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È stato il primo testo, di una certa lunghezza, che ho scritto, durante una malattia, nella casa di via Faravelli. In sogno mi era comparsa la figura di un giovane uomo, a cui ho dato subito il nome di Pablo . Più che la sua immagine, al risveglio, mi era rimasta l’atmosfera, certi dettagli che riuscivano a rendere concreto ciò che non lo era. Per ri-tornare, ri-vedere, ri-cordare, ri-collegare. Ciò che conta – dice James Hillman – è quella piccola sillaba “ri”, la sillaba più importante della psicologia. Una storia ‘psicologica’, quindi, una specie di miracolo, che ha reso possibile raccontare ciò che era troppo reale, rendendolo appena più fantastico, se non accettabile. Ci sono, infatti, storie, vite, che si ribellano continuamente a ogni tentativo di conciliazione e pacificazione, perché contengono un impossibile, che le segna con la sua indeterminatezza: il troppo. Ma, in esse, c’è anche la bellezza e così ho potuto girarci intorno e continuare a lavorarci con passione e cocciutag

Una sera dolcissima (Zona 2010)

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 Sommario Introduzione Il “dover parlare”: la scrittura come pegno di  Maria Antonietta Selvaggio Non ho più occhi giovani Non ho più occhi giovani – Infanzia –  Il diavolo, l’acqua santa e le spagnolette – La gioia – Territori sconosciuti – Ingiustizia e ipocrisia – Quelle estati – Per compagna una fanciulla indomita – In direzione opposta – La riva – La casa vecchia – Il regalo più bello –  “E collane conserte?” – Cose grandi – Tu e io – Milano – Primo periodo – Al trentotto – Via Caccianino –  Anabasi - Incontro col Sud- La vacanza femminista - L’ultimo bagno - La Grazia - Le Lunandanti – Intermezzo – Campi Flegrei – La semplicità ingannata – Eterno presente – Agosto 1969 – Piccola conclusione Una sera dolcissima In ordine di apparizione Giulia – La festa – Tarda estate – Il Piacere – Fotogrammi – Intervista Nello studio del dottore Mabuse                                                              1) Da Una sera dolcissima: Fare una sintesi di certe emozioni è la piccola vetta del

Nella mia stanza (Meligrana 2018)

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Sommario Dalla parte di lei Il bacio – Panico – Lo sciopero – La spaghettata – In viaggio – Fuori posto Piccoli Approdi Donne è bello Due agosto – La gatta – Altitudine – Primavera – Neve – Stranezze – Donne è bello – Elezione – Nord-Est – Vecchie cose – La leggerezza – Resistenza – La mostra – Reparto Marcora – Tracce – Ombre – Fantasia – Gabinàt – La sensazione Dalla parte di lui L’altro – Addio, Lugano bella – Inverno – Passione coniugale – Il Maestro – Dalla parte di lui Pia e Luca Fortuna – Feràl – La svolta – Gora – Antenne – A un certo punto – L’agente letterario – Il nodulo – Il germoglio – L’ultima notte – Estate – Forse Nella mia stanza In profumeria – Dal paese della tenerezza – La Losanna – Stazione – La vita nuda – Lettera notturna – I gioiellini – Nella mia stanza - Gorizia 1) Da Nella mia stanza  Nella mia stanza                                       Venite, entrate, non fatevi intimidire dalla sua piccolezza: tre metri e ottanta, per due e trentotto. - Ecco, a sinistra,

Il mio romanzo sei tu (Raffaelli 2019)

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Il mio romanzo sei tu (Raffaelli 2019) Questo romanzo è dedicato a Roberto, al nostro incontro all’Università di Padova, e ai primi sedici anni vissuti a Milano, in via Faravelli. Dove abbiamo messo le basi del nostro rapporto, fra difficoltà e diversità che non hanno spento la voglia di stare assieme.  Il matrimonio con Roberto Anzi, come dice lui, sono stati gli anni più belli. Infatti è nata allora la mia scrittura, strettamente intrecciata all’ala benefica che la presenza quotidiana di Roberto, non sempre facile, ha steso intorno a me, dandomi la sicurezza, l’affetto di cui avevo bisogno. Il libro si chiude con la postfazione di Saverio Falcone, il mio analista junghiano di Milano. Una chiusura reale e simbolica, che ha suggellato, in maniera davvero speciale, il nostro percorso analitico, ciò che era rimasto sospeso, quando mi sono trasferita a Treviso. 1) Lettera a Roberto: Carissimo, chissà se sarò capace di dirti quello che provo, non è la sincerità che mi manca ma lo spazio, p