Michela Gusmeroli: Una sera dolcissima - di Giulia Tornesello

Sottile giovane donna il passo leggero conduce
Una mano di giovane uomo è calda intrecciata 
Audace congettura
Intreccia pensieri segreti al grido gioioso aperto
Forte l’amore conduce


Orgoglio d’amore accompagna lo sguardo dolce
Accarezza trasforma il caro profilo che sfida
Profilo d’aquila
Scolpito nel sole caldo sino al freddo marmo
Amore spezzato conduce


Sottile giovane amante donna spezzata il dolore conduce
Il padre vita calore non basta a sciogliere il passo il freddo
Quotidiano impossibile
Il passo incerto trascina il giorno  non rimossa l’assenza materna
Forte il dolore conduce


Il mare è la madre sognata cercata ancora lontano
Luce nel sole caldo azzurro luce infinita un piccolo punto
All’isola
Forte il dolore conduce


Sottile la donna avventurosa cerca un approdo nel mondo
L’isola mondo nuovo scoperto che basta a sciogliere il passo
Passo scoperto
Incerta la donna stringe ancora una mano dieci cento mille mani
La sorella forte conduce


Il giorno radiante non basta a contenere il calore delle mani forti
Il tempo vissuto conduce
La vita presente futura traccia le strade nel mondo lontano vicino
Nel cuore e nel pensiero forte di donne sorelle preziose scoperte
Forte  
Ogni sorella conduce


Sottile leggera la donna che sa come un giunco si piega
Il lavoro quotidiano normale non basta a cambiare il passo
La donna conduce


Sicura stretta la mano in una mano di nuovo calda d’amore
Il passo nuovo conduce


Quieta la casa racchiude inquetudini la porta si apre al tentativo
Un uomo ed una donna incerti sicuri strette le mani nelle strade
Il passo nuovo conduce


Sereno burrascoso il giorno basta appena a sciogliere le attese
La vita presente futura passata conduce al riposo  della sera
Della lampada dolce
Al ricordo si piega il presente nell’attimo perfetto si fonde chiaro
Infinito l’orizzonte d’attesa
Nella sera dolcissima 


“Una sera dolcissima” di Michela Gusmeroli, da poco pubblicato e letto, ha suscitato in me orgoglio ed emozione.

Orgoglio per il risultato del suo lavoro, emozione per il mio coinvolgimento come lettrice.
La sua radicale semplicità sfugge al riconoscimento ma non riesce ad appannare la bellezza pura e profonda della sua scrittura. Appena  scorso  il libro, come sempre mi succede quando sono commossa, presa dal fascino  delle parole, dalla originalità della disposizione delle parti, dai titoli di ciascun paragrafo, la ho un poco rimproverata. Per quel suo minimizzare, mimetizzarsi, mettersi da parte, in un mondo odiosamente esibizionista e logorroico. Lei che ha conosciuto Lalla Romano ma non ne mena vanto. Mi ha risposto con la consueta dolcezza con una mail dall’oggetto “lavorare”. Avrebbe lavorato ancora su se stessa, scriveva, in vista della partecipazione del suo libro a diverse presentazioni. Michela è una mia amica anche se siamo lontane, lei in Veneto, io in Puglia. E’ una amica vera perché è una donna vera, senza orpelli, colta, curiosa, attenta. Legge ed ascolta con attenzione autentica ed è una studiosa appassionata e fedele alle sue scelte letterarie, etiche, sociali. Ha aspettato a lungo di “raccogliere” le sue originali parole, un “ininterrotto monologo interiore”.
Forse, incosciamente, a lei era pure dedicato il mio pezzo” Cambio di passo”. L’ho capito mentre scrivevo.


 “nel mio principio è la mia fine / nella mia fine è il mio principio 
perché
“c'è un tempo per la sera sotto un cielo stellato, / un tempo per la sera alla luce di una lampada/ la sera passata a sfogliare un album di fotografie.”.
ed infine  perché 
“l’amore si avvicina di più a sé stesso / quando il luogo e l'ora cessano di avere importanza.”

T.Eliot


Ho letto adesso per intero il suo libro e ne sono venute fuori quelle mie righe, le parole poetiche dell’incipit.  Le ho scritte per lei, una piccola parte delle nostre “trame preziose” che mi auguro restino vive, sottili, impalpabili e concrete, tessuto sottile forte vetro fragile unico di quella Venezia da ritrovare e che fa parte del sogno. Dei sogni. “...stanotte ho fatto un sogno. Mi preparavo a partire per la Russia, con un mio zio, sopra il suo “galletto”.
Gli chiedevo se la vecchia moto avrebbe resistito a un viaggio così impervio e lui mi rispondeva di non preoccuparmi, che il motore era perfetto.
Avrei portato soltanto gli occhiali, l’impermeabile, e, soprattutto, scarpe comode, resistenti.
Ecco perché anche allora mi piacevano tanto: avevo già intuito di dover camminare molto, essere disposta a un lungo viaggio.
La destinazione fa pensare alla Russia amata da giovane nelle pagine dei suoi scrittori.
Una frontiera estrema ma non estranea per chi si è nutrita prevalentemente di sogni.
Hai presente le “Anime Morte”?
Io penso invece, come eravamo vivi noi, nel nostro peregrinare da una stanza all’altra.
Dentro un’unica Grande Anima” (M. Gusmeroli, Una sera dolcissima


Segue, dal Volume, un brano dell’ “Introduzione al Testo”, a firma di Maria Antonietta Selvaggio:
A Michela è toccato il compito di dover parlare. Un compito che non si limita a testimoniare ma svela. Coltivato in piena libertà, praticando un’epoché totale, il suo scrivere mi appare oggi - ma intravisto sin dall’inizio – un percorso ascetico. Per anni con tenace continuità ha cercato le parole mancanti, senza cedere alla corrente delle rimozioni o alla forza del quotidiano, resistendo con intransigenza al mito del superamento del dolore traumatico. E le parole che attendevano sono state via via raccolte e ordinate fino a comporre distillati di prosa.

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